Ravenhill

Piscina (niente acqua)

Mark Ravenhill
Piscina (niente acqua)
Un testo per performer
Ottobre 2006
Traduzione di Luca Scarlini
Versione rivista luglio 2016
La prima produzione aveva quattro persone che parlavano, A, B, C e D, altre produzioni non devono necessariamente seguire questa indicazione.

A Una piscina aveva una piscina
B Tra tutti noi, almeno agli occhi di questa specie di ambiente, quella che ha avuto più successo.
C E allora – la piscina.
D Voleva fare colpo? Era tutta scena?
A No. Non ci credo. No. Perché è…
B Brava. Gentile. Ha la sua integrità. Le sue radici.
A E ora ha una piscina: fantastico, fantastico, fantastico.
D Ma non ci ha dimenticato. Visite ai rehab. Visite agli ospedali. Visite ai centri cura AIDS. Le ha fatte.
A E viene alle nostre mostre. Piccole mostre affollate dentro i loft del quartiere bohémien. Le nostre foto, i nostri objets trouvés, viene, guarda, qualche volta compra. E ci aiuta con il fundraising.
B Instancabile ad aiutarci con il fundraising.
C La adoriamo. La adoriamo. Tutti assolutamente la adoriamo.
D Anni fa quando era dentro – quando lei era il gruppo. L’anima. Si toglieva sempre i vestiti, e noi con lei, noi la seguivamo: poi facevamo performance o corti da cineclub, o nuotavamo nudi perché era divertente.
A Ma oggi lei è… assente.
B Proprio così. È… assente. Questa è la qualità che paga nel suo lavoro. I pezzi che ha iniziato a fare quando ha perso Ray in tutta quella storia dell’Aids. E lei ha usato il sangue, le bende, il catetere e i preservativi di Ray. Pezzi venduti a tutti più i grandi collezionisti del mondo.
C Aha.
B Assente, eppure comunque riconosciuta dal mondo.
A Aha.
D E ora ha la piscina. Pisciiiiiiiiiina.
C La prima volta l’ho vista in rete. Un allegato di Natale. Aprite l’allegato: c’è un pdf della mia nuova piscina.
D Apro con cautela. Ho paura dei virus.
A La sua piscina. “Siete i benvenuti quando volete. Venite in piscina. Tutti voi, da soli o in compagnia, venite in piscina”.
B E poi c’è il pdf. C’è la piscina. È pulita, blu, belle luci. E c’è il ragazzo della piscina, che potrebbe essere una pornostar. O forse è una pornostar. O lo diventerà. E c’è il suo trainer che la fa lavorare per ore. E anche lui è una pornostar. E forse il ragazzo della piscina scopa il trainer. O il trainer scopa lei. O lei scopa il ragazzo della piscina.
C No no no no no – lei è sempre stata una persona molto morale. Ha sempre avuto un codice etico severo. Perfino ai tempi della comune. Non si dava mai all’eroina più di un giorno. E la notte teneva sempre la porta rigorosamente chiusa.
D E allora ci siamo scritti subito: sì andiamo a vedere la piscina, sì andiamo in piscina. Perché no? Perché no? Andiamoci anche noi.
A E le rispondiamo per mail. Veniamo, veniamo, veniamo tutti. Ci mettiamo su un aereo e veniamo in piscina con te.
B E lei risponde: fantastico, fantastico, fantastico.
C Il tempo passa, ovviamente. Abbiamo da fare: ci sono mostre nel quartiere bohémien, un progetto di murales per i figli delle eroinomani, c’è un fundraising c’è –
D C’è Sally all’ospedale, Sally in quel cazzo di ospedale. Le è entrato nelle ossa. Le ha mangiato il corpo, quella cazzo di piccola troia le ha mangiato le ossa – le è piaciuto il midollo – sta a letto lì e dice –
A Voglio morire voglio morire voglio morire perché non mi lasciano morire, non voglio prendere i farmaci, tanto voglio solo morire.
D E noi le diciamo.
C Pensa alla piscina. Pensa alla piscina. Ti farà andare avanti. Ti portiamo fuori di qui e via di corsa alla piscina. Momenti curativi felici e fantastici di fronte a te in piscina.
D E lei dice.
C Sì.
B Ma solo per tirarci su. Nessuno ci crede davvero.
D E Sally diventa verde e Sally diventa grigia, drip drip drip dappertutto, infermiere, e suore, e noi organizziamo i turni, perché la vita va avanti, con le mostre e il fundraising, finché una notte corriamo tutti lì, qualcuno di noi ce la fa, qualcuno no, e Sally è finita.
A E ti spogli nudo perché all’improvviso tutta l’Arte non vale niente, non è niente, non significa niente. Sally se ne è andata, e l’Arte non è riuscita a fare niente, la morte è grande e noi siamo piccoli, e davvero siamo niente, niente di niente.
B E lei c’è al crematorio. E dice: grazie per aver badato a Sally. Grazie. Siete stati tutti straordinari. Io mi sento così in colpa. Avrei dovuto essere qui prima. E tutti insieme: no no no no no no.
A Ma io ho pensato che anche voi l’avete pensato, è sbagliato lo so che è sbagliato, ma l’ho pensato, forse è solo – qualcun altro la pensa come me? – una sensazione, ma una sensazione è una sensazione e deve essere onorata, lo sai? Lo sapete quello che dico? Okay, okay, lo dico, ve lo dico quello che ho pensato, in piedi nel crematorio e all’improvviso arriva lei con il suo manager o quel che è, lei è lì e io voglio urlarle: troia.
C Dio mio.
A Sì, solo aprire i polmoni e urlarle contro: “troia, troia, tutta colpa tua. L’hai uccisa tu. La vedi questa bara? La vedi questa bara, questa orribile bara di legno da due soldi con la tua amica Sally dentro? Colpa tua. Sei stata tu”.
D Dio mio.
A “Tu hai ucciso Sally”.
B Dio.
A “Perché nessuno di noi voleva arricchirsi, nessuno voleva essere riconosciuto, nessuno di noi voleva volare. Noi siamo il gruppo. E c’è un equilibrio. E tu lo hai rotto. Uno sale e uno scende, è una legge di natura. Non capisci la più semplice delle leggi di natura? Certo che sì: la capisci, hai fatto finta di niente, e hai ucciso Sally. Hai voluto uccidere Sally. Troia troia troia”. E se avessi potuto, le avrei strappato i capelli dalla testa, i vestiti dal corpo e le avrei sputato nella figa così e così. Ecco quello che io… qualcun altro come me?…
C No no no nessun’altro. Capisco. Capisco. Capisco.
D Capisci. Siamo orrendi. Siamo tutti orrendi. Non doveva finire così ovviamente. Se solo usassimo l’arte per qualcosa di buono. Ma invece dentro abbiamo sviluppato…
A E io penso che forse lo abbiamo sempre saputo, dai tempi della comune lo abbiamo sviluppato.
B Ora riflettiamo…
C Non è strano? Sempre tra noi come un’amica, eppure abbiamo sviluppato il più orrendo… beh, suppongo: odio.
D Odio assassino.
A Quella è la parola
B Davvero orribile. Tremendo.
C Sì, davvero, e dobbiamo conviverci. Dobbiamo. Nel nostro lavoro con i bambini tossici, ma anche nel nostro atteggiamento verso di lei. Dobbiamo abbracciarla. Dobbiamo amarla. Dobbiamo darci una mossa, lasciarci alle spalle il passato, lasciarci alle spalle il lato negativo, e andare verso di lei con amore.
D “Siete prosciugati”, dice. “Siete esauriti”, dice. “Fisicamente, spiritualmente e emotivamente. Per favore venite alla piscina. Per favore. Per favore. Venite. Il minimo che posso fare”.
A E tutti diciamo: sì.
B Basta odio basta morte tutto alle spalle. La pisciiiiiiiina.
A E ci andiamo.
D Ci vogliono tante ore per andare in volo verso questo strano nuovo mondo, ci sono le palme, e la foschia calda nel crepuscolo dell’aeroporto.
A E c’è lei:
B Benvenuti benvenuti benvenuti
C E nel grande atrio della casa, c’è il ragazzo della piscina e il trainer e il cuoco:
D Ciao. Ehi. Hi. Benvenuti. Bello. Già. Yeah. E allora? Dai fate come a casa vostra posso offrirvi qualcosa? Fantastico. E allora tu? Ho sentito tanto parlare. Bene.
A E sì, ci sentiamo un po’ in colpa a pensare a tutti quelli che soffrono in città – le botte gli orfani il dolore – e per un momento vogliamo correre indietro a fare arte. Ma ci prendiamo un momento, un momento di pausa, siamo davvero responsabili di tutti i figli di madre tossica? Vanità.
B E allora la guardiamo e vediamo… Sì, sei davvero solo una persona. Una persona come noi. E abbiamo pensato quelle cose terribili per tutti questi anni? Che bello liberarsene. Ci accorgiamo di quanto sono graziosi i suoi movimenti, e di quanto suona bella la sua risata e davvero adoriamo il modo in cui lei non è presente – non ti si impone – non è qui come gli altri.
C Tutti la abbracciamo e diciamo: “bello essere qui. Bello vederti”. Sul serio. E dopo anni ci sentiamo più leggeri.
D Lo sappiamo che è una persona meravigliosa. Una di noi, che è andata nel mondo e se la cava bene. Tempo di festeggiare.
A E la sera c’è una cena: pesce spada e crescione e vino fresco fresco e passiamo ai ricordi diventiamo intimi ci mettiamo a piangere. Per Dio te lo ricordi quando eravamo tutti insieme, quando tutto sembrava voler dire tanto, quando tutto era così pieno di senso sì era tutto immerso nel senso e ci importava, ci importava, con tanta passione? Ti ricordi ti ricordi ti ricordi ti ricordi i giorni? Ah sì giorni felici felici felici felici felici felici felici.
B Mi ricordo… colori molto accesi. A casa. A scuola. In quel primo studio insieme. Mi ricordo che tutto era così colorato che pensavo: “Dio, riuscirò a trovare un mezzo di espressione che abbia tutto quel colore?”.
D Tempo di andare a letto.
C E ognuno di noi ha un letto.
D Ma all’improvviso c’è lei, all’improvviso la sua testa nella porta.
A “Lo so che abbiamo detto a letto, ma ho pensato: facciamo il bagno nudi, dai andiamo a nuotare nudi nella piscina prima di andare a letto”.
D Dio, non è cambiata, malgrado tutta la grandeur, è ancora sbarazzina, sbarazzina, sbarazzina.
A Parole magiche di tanto tempo fa: baaaaaa-gno nuuuuuu-diiiii. Torniamo giù nella notte, ridacchiamo, siamo ubriachi, non c’è luce a terra, non c’è luce sulla piscina: tutto spento. Diciamo: via i vestiti. Perché non c’è niente di più sbarazzino, di più vivo, di più meraviglioso…? Via i vestiti.
B E ci togliamo i vestiti.
C E tutti lo sappiamo che i nostri corpi non sono più quelli che erano dieci anni prima: depressione e grasso e rughe e perfino perfino qualche spruzzata di grigio. Oh sì la triste triste marcia per marcire nella tomba è già cominciata.
D Ma nel buio questo non conta. Nel buio siamo come dieci anni fa, quando giocavamo a strip poker, facevamo le performance con quelle grandi risate nudi.
A Bellissimo. Un fiato di brezza sulle rovine, per un attimo restiamo nel vento.
B Alcuni di noi piangono e alcuni ridono, ma siamo tutti commossi dalla nuda bellezza del momento.
C Urla: dai, venite, venite in piscina!
D Lo ricorderò per sempre quel momento, sempre. Che roba… tutti noi in piedi nel buio. Qualche volta ora quando le pillole non funzionano, cerco di visualizzare il momento e allora le cose non mi sembrano così orrende.
A E poi corre, urla nel buio e si lancia e la vedi lassù nel cielo, l’arco del suo corpo contro il cielo di notte su, su, su, su.
B Sembra così alta. Vola. Un angelo. Una dea angelo che ride ubriaca.
C E poi ricade giù e noi applaudiamo e gridiamo hurrah!
D E poi
A Qualcuno di noi ha pensato di aver sentito lo splash. Tu per esempio. Quando pensi che ci sarà uno splash, allora lo senti. Sei tu che fai il lavoro. Ma non lo abbiamo mica sentito lo splash. Proprio non c’era stato. C’era stato
B Il crac.
C Il crac del suo corpo.
D Il tremendo crac del suo corpo contro il cemento.
A Poi fu silenzio.
B Poi venne il suo mugugno, il suo urlo, il suo dolore.
A/B/C/D Aaaarrrgghhhooowowowaarghaarghaargh
C Ci muoviamo nel buio le nostre figure nude che avanzano avanti nel buio finché siamo al bordo della piscina. E poi vediamo, vediamo quando gli occhi si adattano.
D Piscina. Niente acqua.
A Solo un po’ d’acqua in una piscina prosciugata.
B E lì, nel mezzo del cemento, il suo corpo spezzato e contorto e distorto e il suo rumore, come di un animale, non più un dio o un angelo. Oooooaaaaaawwwww.
C Non parliamo. Non ci guardiamo. Siamo troppo insieme ora per aver bisogno di parlarci o guardarci.
D Scendiamo in piscina.
A E siamo in piedi intorno a lei.
B Era ancora cosciente. Ancora urlava e piangeva e si contorceva.
C E volevamo sentire quello che sentiva lei: lei è una di noi, siamo artisti, no, siamo persone, volevamo sentire quello che sentiva: sentire il dolore.
D Ma non è successo.
A Siamo rimasti in piedi. Siamo rimasti in piedi, abbiamo visto i contorcimenti e abbiamo sentito le urla. E siamo rimasti in piedi a guardare. Tutti in piedi a guardare. Tutti noi.
B Non potevamo fare niente. Non potevamo toccarla. Ma avremmo potuto sentire qualcosa. Una vita senza empatia è…
C Non si è agitata a lungo. Lei… se ne è andata. Morta? Penso che per un momento mi è passato per la mente e ero – no, non era morta e penso che in qualche modo sapevamo che non era morta. Era “uscita dalla coscienza”.
D E quella grande cosa assente giace ai nostri piedi e pensiamo:
A È giusto. Sì: c’è una giustizia in questo, è chiaro.
B Mi dispiace che tu debba soffrire, mi dispiace che ci sia questo dolore – ma c’è una giustizia in questo. Qualcosa che dà una forma ai nostri scopi.
C Per Sally, per Ray, per noi, così doveva essere.
D Vedi – hai volato – sì – hai spalancato le ali e hai volato sopra di noi. E questo è ok. Ci hai provato e complimenti. Per averci provato. Ma credevi che potesse durare? Volare sopra la terra, guardare giù alle nostre vite nella città? Davvero pensavi potesse durare? Certo che no. E ora ti sei schiantata. E questo fa male, vero? Lo so. Fa male.
D Quanto mi piace. Mi piace moltissimo. Guardati. Ah, ah. Guardati. Io sono grande.
B In me c’è una forza che non credevo di avere.
C Troia troia troia troia troia troia.
D E noi
A Forse morirai. Forse per te verrà la morte. E se viene per te, non viene per me. Sono salvo per un altro giorno.
D E noi
C Stronza mostro mostro mostro stronza pensare queste cose di un’altra persona, dentro di me c’è il male.
D E noi
A Mi hai fatto la lezione. Mi hai fatto la lezione sulle mie mostre nel quartiere bohémien. Alla fine te la posso fare io la lezione. Quale miglior modo di farti la lezione a mia volta che prendermi cura di questo corpo mutilato e storpio?
B E la sua faccia. Avresti pensato: bloccata in una smorfia di dolore, di intensa emozione. Ma no – la faccia in cima al corpo distrutto era assente come sempre. E se avessi potuto trapanargli il cranio, o lo avessi potuto aprire – solo per sapere che sentimenti e sensazioni le passavano nella testa, allora, giuro a Dio, lo avrei fatto.
A Ora un rivolo di pipì esce da lei: verde per tutto il vino. E – buffo a ripensarci – è la pipì che ci ridà lucidità.
D Ci organizziamo, chiamiamo, apriamo le porte e siamo - tu va nell’ambulanza io seguo in –
A Per favore curate la mia amica. Per favore. Un incidente orribile. Per favore.
B Mentre nella stanza viene avvolta di fili, di liquidi, e sospesa noi andiamo e veniamo, e ci portiamo caffè e sigarette, camminiamo per i corridoi e chiediamo ai dottori e alle infermiere notizie notizie notizie nessuna notizia? Non avremmo mai avuto il coraggio di ammettere quanto tutto questa era (e questa è proprio la parola): eccitante.
C L’avete provato? Vorrei che ci fosse stato qualcos’altro ma c’era solo –
D Quell’eccitazione che tutti noi abbiamo negato, perché l’eccitazione non è, proprio no, una reazione adeguata.
C Il dottore ci dice: “con la vostra amica non sappiamo che dire”, “proprio non sappiamo”.
B Dai stronzo prova qualcosa, prova – ma noi guardiamo – il nostro sguardo è quello previsto, facciamo il piccolo movimento della testa, il piccolo sospiro, la lacrima lungo la guancia, proprio secondo le regole.
C Il suo corpo – il suo corpo è a pezzi nelle nostre teste. Un’immagine – ma non una sensazione E sopra tutto dovevamo pensare da artisti –
D E in una stanza uno di noi o tutti noi – comunque qualcuno le dice:
A “Non puoi sentire, ma ho pensato le peggiori cose di te. E non continuerà. Non può continuare. Tu sei giù e io mi prenderò cura di te. Per favore fammi entrare e ti amerò. Non essere assente. Stai con noi per favore”.
B E a casa ci stendiamo e li vediamo in parata nelle nostre stanze: Sally con i seni mangiati via, Ray con un polmone non più grande di una scatola di fiammiferi e ora questo – e io voglio andare in parata con loro e marciare all’inferno o in paradiso o in purgatorio, ma invece no, perché ci facciamo un diazepam e una sigaretta, un bicchiere di vino e un diazepam: e tutto è okay.
C Il giorno dopo il trainer piange. Il cuoco ulula. Il ragazzo della piscina minaccia una overdose. Il ragazzo che ha prosciugato la piscina senza dirlo il ragazzo che – Li consoliamo. Facciamo beneficenza. Scopriamo – che meraviglia – quanto siamo buoni.
D E, ovvio, appena umanamente riusciamo ad andare all’ospedale ci andiamo.
A Non riusciamo a ricordarcelo ora. Ma non importa. Ovviamente è importante per i curatori e per gli storici dell’arte. Ma per noi no, Ma uno di noi senz’altro ha pensato per primo di prendere una telecamera.
B Non sappiamo chi per primo ha preso la digi-digi-digi-digi-digicamera. Forse tutti noi.
C Ma poi eccoci: all’ospedale con la camera in mano.
D Eccoci. Ci siamo. Siamo qui nella stanza con la camera e la luce del sole entra dalle tapparelle.
A Ciao Ciao siamo noi
C Per favore svegliati e fermaci. Non farcelo fare. Non devi farfugliare. Apri gli occhi. Tutto qui. Lo sai quanto – eri proprio una parte di noi e ora…
B E abbiamo sempre la telecamera con noi.
D Dai. Guardate. E vedete. E sentite. E vi importa. Una cosa umana naturale. Ma noi…
A E ora la vedi – guarda – quello che le hanno fatto. Ora il sangue è stato pulito. Il corpo pieno di lividi e gonfio fino ad assumere una forma che nessun altro essere umano finora ha mai avuto. Le sue membra nella plastica. Il suo collo nella plastica. La sua maschera. I cannelli e i tubicini. E le macchine per inalare e biiip. Una immagine senza tempo del… commovente…
B La nostra amica sì ma anche…
C La linea della macchina…
D Il viola del livido…
A Seduce. Tenta. Qui c’è la bellezza. Lo sappiamo, abbiamo passato la vita a darle la caccia, e qui c’è la bellezza.
B Siamo in piedi e guardiamo e alla fine siamo commossi dall’intensa bellezza di quella immagine.
C (E io vorrei buttare la camera – oggetto disgustoso – dalla finestra, e giù per otto piani fino alla strada sotto).
D Se fossi stato in quella stanza con noi, allora, forse, forse avresti avuto la nostra stessa idea. Perché ormai tutti sono artisti.
A E la luce era buona e il potenziale della composizione era tutto lì; e per essere onesti era facile facile facile facile arrivare a quelle immagini che dopo avrebbero fatto tanto colpo.
C (Calpesta l’obiettivo e merda sul mirino e cancella la memoria dall’anima).
B E la tentazione di disporre – spostare il letto… così… così la composizione era… mettere la sua testa in luce. La tentazione era grande e noi eravamo deboli. Allora la spostiamo alla luce e davvero le muoviamo le membra e la testa, ovviamente stando attenti ai cannelli e ai tubicini… la scienza e l’arte possono lavorare felicemente insieme.
D C’è voluto qualche momento per lo scatto. Un’immagine un file un frame.
B Poi, nella sala fumatori, ci siamo detti:
C Non è bello. Siamo orrendi. Perché non premiamo cancel e buttiamo via quello che abbiamo…? Perché no?
D E l’abbiamo fatto. No: siamo onesti con voi – l’abbiamo quasi fatto. Ma invece no.
A E quella notte al computer esaminiamo il nostro lavoro e – ah – non siamo disgustati di noi come pensavamo. Pensiamo già alle interviste – la mostra – il catalogo – le vendite.
D I due mesi seguenti. La routine quotidiana.
B La mattina all’ospedale ad aspettare l’occasione per raccogliere le immagini quando si può.
A Ora lo conosciamo davvero bene quell’ospedale! E per un po’ d’altra parte uscivo con l’infermiere – Miguel – abbiamo fatto gli esami del sangue per verificare le infezioni e ci siamo confidati i risultati ma non ero pronto a impegnarmi e allora è finita. E penso che Miguel forse sospettava – mi faceva domande – sulle foto quotidiane. Non che ci fosse niente di sbagliato…
C Eppure siamo stati furtivi per tutto il tempo. Forse per il gusto del brivido…
D Poi la sera a esaminare quello che avevamo fatto.
A Iniziamo a disporre, iniziamo a ordinare, iniziamo a catalogare. Cominciamo a – stampare con una qualità di colore diluito, tono e definizione e…
B Casa sua è casa nostra, il nostro studio. E la mattina il sole sorge su di noi e nelle notti gli irrigatori benedicono il prato, e noi siamo nutriti e curati dal suo personale.
C E il mio corpo – in quel tempo il mio corpo comincia a crescere e contrarsi perché viene il trainer alle sei e corriamo nei sobborghi verso la palestra e nel pomeriggio faccio cinquanta vasche in piscina.
D Vorrei aver avuto prima un nutrizionista. Mi sento favoloso.
A E nel tempo debito – il mercante giusto, l’agente giusto, il pr giusto – questa sarà una importante serie di opere.
B Siamo rimasti affascinati dal – guardate, lo potete vedere da soli – affascinati dal modo in cui i segni, i lividi e i tagli progredivano di giorno in giorno.
C Guardate. Guardate. Guardate e vedrete. Non è interessante? Non è affascinante?
D Il modo in cui i lividi e i gonfiori crescono e maturano in lei. La miriade di colori che un livido può assumere. Un giorno un occhio si rivelava e poi l’altro era nascosto sotto il gonfiore. Sì.
A E noi proviamo sensazioni insieme. Come una persona sola. C’è molto lavoro da fare e noi lo facciamo.
A Sì, siamo vivi: guardatelo, il vecchio cadavere è tornato dal baratro e io ballo uno shake, cammino sulla terra e respiro l’aria.
B Hurrah! Hurrah! Hurrah!
C Non cantarlo troppo forte
B Hurrah! Hurrah! Hurrah!
A Vieni con me, se vuoi.
C Siamo il Gruppo! Siamo il Gruppo! Siamo il Gruppo!
D Ma la felicità è la felicità è così veloce. Otto settimane e poi…
A Arriviamo come al solito. E Miguel – ormai non uscivamo più insieme quello era finito peccato – Miguel viene verso di noi e ci sorride. È raggiante.
B E lo sappiamo, lo sappiamo. Possiamo dirle noi le parole per lui.
C “La vostra amica ha ripreso conoscenza”.
A Oh.
B Due mesi e la Bella Addormentata è…
A Oh.
C E mi sento leggero… perché abbiamo fatto… cosa? Prendere quelle immagini? Rubarle? No no no no. Non era una cosa che avremmo dovuto fare. Era… un sollievo sollievo. Questo vuol dire… salvi. Sono così felice che ora l’arte se ne è andata via e possiamo tornare a essere persone.
A Meraviglioso.
D Che sia cosciente. Per favore. Che sia…
B Mi sono fatto una riga prima di entrare nella sua stanza. Questo non l’ho mai detto a nessuno prima. Sapevo che ne avevo abbastanza solo per una riga e allora nella stanza dei pannolini io… io non mi capisco.
D “Ciao… guardaci siamo noi… siamo tutti qui”.
A Non è sveglia - non sveglia come voi e me – arriva e parte, ma qualche volta i suoi occhi si aprono, ci guarda e ci vede. È nella stanza con noi, una volta ci sorride. Ringrazio Dio.
B E siamo felici. Per lei. Ma anche per noi. Una felicità tranquilla eppure…
C E parliamo in quella lingua da ospedale quel borbottio con cui parli ai semicoscienti e ai bambini. Facciamo un bel borbottio perché si merita il più bel linguaggio da bambini.
D “Nuotiamo nudi. Tutti i giorni, ormai. Ecco cosa faremo. Ti tireremo fuori da qui. E ci spoglieremo tutti e sarà come…
A … Sarai una di noi come è stato in tutto il decennio passato tutti nudi solo un mucchio di fighe di cazzi e tette e buchi del culo noi le bellezze al bagno oh pensa a questo, tesoro pensaci. Siamo così fortunati a averti conosciuto e ti conosceremo ancora. Sì. Sì. Sì”.
B La bacio. Non reagisce. Ma questo va bene. Tutto è…
C E noi ci diciamo: è finita. Guarisce. Giorni felici davanti a noi.
D E ci teniamo le mani e sorridiamo e ci abbracciamo e cantiamo. Il gruppo è in piedi intorno al letto e cantiamo e lei apre gli occhi e ci guarda e…
A Penso per un momento… no
B Sì ho pensato… non so se qualcun altro ci abbia pensato
C Forse tutti noi abbiamo pensato…
D Lei sa. Lei sa che stiamo facendo. Vede la camera in tasca e lo capisce. Quanto è più saggia di noi.
A Ma non era possibile.
B Allora le bagniamo le labbra, le carezziamo le dita e respiriamo:
C Ti vogliamo bene.
D E lei dice.
A Grazie per essere miei amici da tutti questi anni.
B E – no – lei non sapeva che pensieri d’odio avevamo per la testa e noi siamo – ehm – benedetti e – uhm – assolti da quelle parole. E questo ci fa davvero bene.
C Per ore stiamo con lei, dorme e si sveglia e penso che sia… il periodo più calmo che ho avuto in vita mia.
D E allora perché – tornati a casa sua abbiamo ricominciato? – in quelle settimane ho lasciato perdere la palestra, la mia pancia ora esplode.
C Butto giù ali di pollo e gelato finché mi brucia lo stomaco.
D Una notte con tanto vino e una canna e cocacocacoca, poi un vero scazzo. Motivo: nessuno. Ma urliamo, sbattiamo porte, lacrime e silenzio.
B E lo sapete che è proprio in momenti come questo che la mia dipendenza davvero emerge? Perché io voglio davvero – consulente –Voglio far parte del gruppo, ecco quello che voglio davvero, ma se loro non vogliono io sarò escluso mmmm merda non c’è un ago del cazzo in questa cazzo di stanza. E che stanza d’ospedale è senza un ago?
A E – ti darò un centone per dormire con me. Lascia la piscina per un attimo. Lascia stare la piscina per un cazzo di minuto e facciamoci una bella scopata, no? Cosa c’è che non va nei miei soldi?
D E Ray, Tommy e Sally girano nella mia stanza. Chiamatelo un problema da abuso di droghe, se volete. Ma io lo chiamo dolore, quando le ossa degli amici morti ti sbattono contro la testa e annegano i suoni della vita. Mentre noi. Mangiamo. Dormiamo. Caghiamo. Ci masturbiamo. Poi di nuovo. Mangiamo. Dormiamo. Cachiamo. Ci masturbiamo. E poi di nuovo.
C Sì… è giusto. Uno di noi ha deciso di farle vedere le immagini. Beh – io non riesco a ricordarmi chi…
D Non penso di essere stato io ma…
A Avrei potuto…
B Comunque uno di noi – è stato – tutti nella stanza e l’argomento era qualcosa sul suo sorriso, il modo in cui ci guardava e noi avevamo cura di lei
C Mi sentivo come se mi accusasse e io …
D Difficilissimo capire quello che pensa. Sempre stato così. Ma normalmente ti senti come se… ti giudicasse.
A E io volevo solo…
B Qualcuno ha pensato: devo dirglielo. Per stare meglio.
C Forse invece per ferirla.
D E lei guardava il suo corpo, ancora viola e distorto – e diceva:
A “Niente specchi da nessuna parte. Devo sembrare una merda. Mi immagino che non vogliano che io mi veda”.
B E c’era una voce:
C “Puoi vedere che aspetto hai”.
D”Sì?”.
A Ma forse non dovresti. Forse è meglio”.
B “No. Voglio vedere”.
C Lei non ci ha fermato: c’erano tutte le possibilità.
D “Avete uno specchio?”.
A “No ma”.
B Il computer aperto. La prima settimana all’ospedale. Non sembra nemmeno umana. Scorri. Seconda settimana, tre, tutti i mesi: comincia a star bene.
C E lei guarda. Ma io non potevo vedere.
D Ancora niente nei suoi occhi..
A E lei chiede.
B “Da dove vengono?”
C E noi: le abbiamo fatte noi.
D E io ho pensato che avesse capito il male dentro di noi. Ma non ci credo perché comunque dice:
A “Grazie”.
B Sembrava sincera.
C Non voleva che mettessimo via il computer. Ma l’abbiamo fatto. Finita la batteria.
D E poi dice.
A “Mi portate in bagno?”.
B Le avevano già tolto il catetere e quindi io l’ho accompagnata in bagno e mi sono sentito bene perché la tenevo abbracciata e lei aveva bisogno di me.
C E lo sai che c’erano visite in cui non ha parlato delle immagini. Non lo so – tre? Quattro? Varie visite in cui non sono venute fuori.
D Nella mia mente molte settimane in cui non abbiamo parlato di questo. E penso che davvero non fosse sbagliato era – che parola devo usare? – gentile registrare quelle cose per lei.
A Beh sì, se lo avessimo fatto per lei. Sì. E se non avessimo sistemato il corpo. Progettato la mostra. Se avessimo potuto dimenticare.
B E poi un giorno dice:
C “Porta la telecamera”.
D “Oh no”.
A “Sì, porta la telecamera. Voglio andare avanti. Mi sto ancora riprendendo. Divento sempre più forte. E vorrei continuare a registrare”.
B “E che potevamo fare a parte portarle la camera?”.
C Quel giorno ha riso. Era così felice. Ha girato la testa alla luce per mostrare il livido. Ha tirato su la gonna per far vedere le ferite, i punti, l’osso che quasi veniva fuori dalla carne blu.
D Ha un’energia che non abbiamo mai visto per anni.
A “Tu stai lì. Ecco, metti il cannello nell’inquadratura tra i tagli della mano”.
B Eseguiamo i suoi ordini. Tante immagini e poi:
C “Fai vedere fai vedere fai vedere a me”.
D Un ordine. Dato come se fosse una bambina, eppure…
A E quindi scorriamo e lei studia con attenzione e oh…
B Ecco il tipo di momento in cui una persona sana di mente ha bisogno di una bella pasticca, vero? Solo per uscire fuori da quella stanza.
C Invece le piace.
D E quanta energia.
A Ogni giorno ci spinge più in là. E ogni giorno si registra.
B La vecchia routine era maligna. Lei dormiva. Le rubavamo dei pezzi di vita. E ora…
C Il nostro compito è farla felice. E a lei piace. E ogni giorno è più forte. Mentre noi… noi abbiamo cominciato davvero a stare male.
A Mal di testa. Emicranie. Questa mattina sono scivolato mentre mi facevo la barba e guardate il taglio. Niente di grave, ma sì, sì, brucia davvero. Ma non devi avere paura per me. Dottore dottore penso che il ragazzo della piscina mi abbia passato un fungo. Sono lievitato e voglio piangere.
B Vogliamo che dorma. Che non si stanchi. Dovrebbe dormire sempre ma ora… siamo noi quelli esausti. Le visite all’ospedale. La luce fluorescente. Il caffè cattivo. Molto stancante.
C E adesso le vuole stampate, le immagini. E noi gliele stampiamo.
D E lei le mette nella stanza, dispone, ridispone, studia. E – sì – qualche volta chiede le nostre opinioni, ma è davvero il suo occhio, il suo occhio che dà una forma a quelle cose.
A Davvero brava in quello che fa. Ha fatto mostre in gallerie così fantastiche. Impariamo dal modo in cui lei lavora su quelle immagini. Il che è un privilegio.
B Ma comunque la dobbiamo sempre accompagnare noi in bagno. Ricordatevelo: in fondo… la dobbiamo portare ancora in bagno
C Non c’era mai venuto in mente che potesse avere altri visitatori quindi quando abbiamo visto…
D Alto. Ricco. Abbronzato. Che stronzo.
A “Chi era?”
B “Il proprietario della galleria con cui lavoro qui. Abbiamo parlato del lavoro che voglio far vedere quando esco”.
C Che lavoro?
B “Beh… solo idee per ora”.
A Ma io lo sapevo. Tempo perso allora. Era il suo corpo. Lei si era buttata nella piscina. Era il suo spettacolo. E pensavamo di aver preso noi le immagini, ma l’opera era lei. E lei ha tutto e noi abbiamo – beh – un bel niente.
D Cazzo non posso più farlo. Fatemi respirare. Qualcosa deve andare bene.
C Lei avrebbe preteso le immagini e noi di ritorno nel quartiere bohémien a fare – beh – un ottimo lavoro con i non privilegiati. Ma siamo onesti: ho fatto quel che dovevo: anch’io voglio essere un privilegiato.
D E ora rivedere le sue immagini quotidiane sembra una punizione. Senti quel che diranno di lei. Sai chi le comprerà.
A Devo fare qualcos’altro della mia vita, ma cosa?
B E allora facciamo un party nella sua stanza. Senza canne. Sforziamoci di sentire che queste immagini le produciamo tutte insieme. Facciamo tutto quel che possiamo per provarlo.
C E poi viene il momento. Inverno. E lei torna a casa.
D Eccitazione. E questo lo possiamo gestire.
A Ovviamente ha fatto una lista. Vestiti e trucco da procurare per prepararla. Entriamo. Sta seduta sul letto, ora non vede l’ora di uscire. Si veste con qualche aiuto e la truccano a regola d’arte.
B E camminando per l’ospedale sembra forte e in forma. Tra i feriti e i moribondi sembra solida, come se volesse insultarli uno dopo l’altro. E siamo noi che la seguiamo che sembriamo più deboli. I deboli che passano sulle sue orme.
C Ma in strada – dove i sani sono in corteo: flirtano, trattano, battono e minacciano – beh là fuori – appena passa attraverso le porte girevoli uscendo sotto la pioggia, all’improvviso sembra lei la più fragile. All’improvviso vedi il modo in cui le sue membra non sono a posto, il suo passo è strascicato e ondeggiante. Capisci che nessun make up esistente può camuffare la faccia gonfia. Un solo passo dall’ospedale alla strada, ma un mondo di differenza. E lei qui è la straniera. Questo è il nostro mondo, malgrado le nostre piccole vite squallide: questo è il nostro mondo, e lei non ha trovato la sua strada.
D E noi siamo di nuovo buoni. Siamo buoni. La aiutiamo a salire nel taxi, diamo indicazioni, la teniamo stretta quando la macchina prende una buca o una curva e le infligge un piccolo dolore. Siamo qui per te, ti guidiamo noi, ti amiamo. Ti portiamo nel buio. Fidati di noi. Amaci. Per favore.
A Lei è a casa stanca. Registra le bandierine le torte la piscina. Un piccolo sorriso. Quel piccolo sorriso che ti ha sempre fatto anno dopo anno e non ha mai rivelato niente. Il sorriso della sua volontà. Ma fatto quel sorriso lei dorme e noi diciamo
B Vieni a letto a letto a letto a riposarti ecco di che hai bisogno, quello di cui hai bisogno è dormire.
C E noi la guardiamo e ci teniamo a lei. Davvero – è molto importante che crediate a questa parte – ci teniamo davvero.
B Sonno interrotto. Quando i suoi occhi sono chiusi lo vede in continuazione. Si toglie i vestiti. Il salto nell’aria. L’arco sempre più su nel cielo. Poi il balzo giù. E poi l’istante del cemento. Il momento della conoscenza di tutto il dolore arriva sempre e poi: crack. E si sveglia.
C Ma ci siamo noi. C’è sempre uno di noi, lì. E lei sorride e dice
D Grazie grazie grazie grazie di esserci.
A E noi diciamo
B Sciocca sciocca sciocca noi vogliamo restare qui.
C Vero. È così. Proprio così. Davvero.
D E lei ha ospiti. Il suo manager. Il suo PR. Il proprietario della galleria.
C Gli diciamo ciao e facciamo strada verso la stanza.
B Sorridiamo e offriamo da bere e non riusciamo a sentire le parole della conversazione che si svolge sopra le nostre teste.
A Ma ora lo sappiamo davvero. Conosciamo questa storia. La sua storia. Le immagini. Questo è quello che trattano. Vendono. Impacchettano. Promuovono. Presentano. Si stanno preparando per il giorno della presentazione.
C E noi siamo solo servitori e un giorno di questi ci rimanderanno a casa.
D E senti onestamente anni fa chi lo avrebbe detto? Onestamente era la peggiore tra noi.
A Poi un giorno lei
B Tiriamo fuori le immagini. Mettiamole in giro nella stanza.
C Eccoci. Eccoci. Lei si prepara. Allora noi…
D No no no non sei pronta per queste, quando comincerai a sentirti meglio no non ora, dopo lo possiamo affrontare.
A Promesso?
B Certo certo promesso.
C E parlavamo sul serio. Davvero. Niente di nascosto.
D Non direi che lo cercavo il virus. Non è stato così chiaro. Nessuno si è seduto a dire
A Vieni virus entra nella mia posta spargi il tuo contagio dal modem nella memoria e nel sistema.
B Ridicolo. Ma penso che uno di noi nel cuore del nostro cuore miserabile sapesse che l’allegato era una fregatura, che aprire “leggimi” avrebbe distrutto il computer file dopo file, facendo fuori tutte le immagini: zap zappy zappy zap
C Abbiamo protestato
D Cazzo cazzo cazzo.
A E non avevamo il backup… un vero e proprio incubo, cazzo.
B Non glielo abbiamo detto. Abbiamo continuato.
C Riposati e quando ci sei vediamo le immagini sì sì sì.
D E non le avevamo perse tutte. Il grosso ce lo avevamo, alcune erano ancora nella camera, con ancora copie stampate. Abbastanza per rimettere le cose insieme anche se – anche se – anche se
A Anche se pezzi di – grossi pezzi di per essere precisi – interi capitoli di – alcuni momenti fondamentali – anche se “leggimi” aveva distrutto la continuità della sua guarigione. In questa versione guarisce a salti e strappi: un racconto per assurdo.
B Ma c’era una specie di – abbastanza per soddisfarla. Nessun dubbio.
C E il giorno era venuto. Il giorno ormai era venuto. Il giorno in cui le avevamo promesso che avrebbe visto le immagini dai primi scatti rubati del suo corpo gonfio contorto completamente inconsapevole a quelle dei giorni finali: lo scatto finale di benessere in ospedale.
D Domani, domani glielo diciamo. Domani verrai giù e ti faremo vedere tutto in salotto, la tua galleria.
A Grazie.
C Dice e continua a dormire con il sorriso più tranquillo del mondo.
A Stiamo seduti in silenzio. Aspettando…
B Dio.
C Aspettiamo…
D Colpa del trainer. Non è certo una cosa strana: non c’è un personal trainer che non sia anche spacciatore, vero? Ma è stato lui che ci ha venduto la roba quella notte. Lui vendeva okay e noi compravamo.
A Pensavo di essere pulito, davvero pensavo di essere pulito. Ma invece no. Proprio mai. Mai stato. Mai lo sarò. Sono un consumatore e lo sarò sempre. Fino a quando muoio. Non è fantastico? Non è fantastico? Perché io so chi sono. Sono io. Sono un
Consumatoretossicotroiacracputtanasentinelculodai sono io e cazzo… è grande.
D Sono vivo sono vivo. La sobrietà è morta. Le facce di quella cazzo di sobrietà morta e io scopo dalla figa al culo alle tette alla bocca scopo e sono vivo.
A Baciami baciami qualcuno mi infili una lingua in me o dentro di me, non me ne frega un cazzo umani siamo umani non è grande è questo quello che vuoi? Sono su su su su e scopo scopo sssscccopo. Wow! Cazzo, niente più down.
C Alza la musica la musica alza la musica alza la musica alza la musica voglio che mi sanguiiiiiiiini lo stomaco quando alzi la musica.
A E poi uno di noi ha tirato fuori la camera, poi la memoria. Abbiamo scelto la prima immagine e
B Cancel
C Oh sì sì oh sì
D E poi una grande ondata di risate.
A Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella Seleziona Cancella
B Finché non rimane nemmeno una sola memoria del “miracolo della cura”.
A Una piccola pausa, come se fossimo ubriachi di quello che abbiamo fatto. Una piccola occasione di festeggiare quanto siamo forti ormai. Dio: il trionfo che pompa nei nostri torsi.
D Ma guarda… ci sono le stampe. Sì le stampe. L’ultimo pezzo che rimane.
C Fermiamoci, ora. Fatto. Lo sappiamo che siamo forti. Lo sappiamo.
B Sono in down. Guardatemi. Sono in down. Cazzo ho bisogno di bere acqua.
A Oh no, ora siamo su. Per favore no… per favore non questo finale.
B Questa è la sola cosa che faremo mai su questo pianeta e lo sappiamo. Le nostre vite non valgono niente. Il nostro lavoro è niente. No, siamo onesti con noi stessi che cazzo il nostro lavoro è niente.
C E il nostro lavoro è niente e noi non siamo nessuno. Abbiamo rovinato le nostre vite. Abbiamo preso una curva sbagliata verso l’arte e ci ha portato nel nulla ed è troppo tardi ora per scoprire se abbiamo un talento.
D E guardate i nostri corpi guardateli le mie tette si muovono ogni giorno verso la tomba ebbbbasta.
A Vorrei aver avuto l’AIDS o il cancro – Sally che culo Ray che culo – AIDS o cancro così non dovevo subire la lenta indegnità in gocce della fregatura quotidiana della vita.
D Allora – non ti girare ora, non lo fare.
B Pedro – torna qui e porta quanta roba puoi te ne compriamo tanta.
C Va bene amici miei va bene. Ecco qui. Musica per favore da ogni cassa. Un porno sul plasma e ecco la… roulette chimica… qualsiasi cosa tirate fuori dal cappello ve lo iniettate, lo inalate o ve lo mettete nel culo.
A Eccoci eccoci ecc ccc ooo ciii!
B E l’accendino – la prima fiamma sull’angolo della prima immagine della sua guarigione. Saltiamo, ridiamo e ci deliziamo delle fiamme che si alzano e si spengono.
C Facciamolo a turni.
D Fammi bruciare il prossimo, il prossimo lo brucio io.
A Il falò
B E balliamo balliamo nella totale libera libertà mentre le immagini si sperdono colando fumando e esplodendo.
C Dai Dai e presto non resterà niente.
Che succede?
A Eccola qui. Solo una maglietta addosso e sta nel vano della porta.
B Cosa fate?
C E noi vogliamo dire
D Lo sai lo sai lo sai che facciamo. Certo che lo sai sapevi che dovevamo farlo, no?
A Ma invece no. Siamo in piedi e la fissiamo. Silenzio. Lei entra. Prende il centro. Lo domina. E vede.
B E ora capisce – lo sa.
C Tutto quello che pensava fosse amicizia era odio. L’attenzione invidia. L’interesse era distruzione. E le abbiamo messo se stessa in mano, le abbiamo tirato il collo e rotto le gambe e siamo passati sul suo cranio.
A E alla fine. Alla fine non è più assente. Davvero ora è qui… fino in fondo. E i suoi occhi ci fotografano. Ed è come se potessimo sentire quello che dice: la sua bocca è chiusa, ma eppure io noi, io noi, l’abbiamo sentita.
D “Voi siete piccoli. Siete sempre stati piccoli. Da sempre. Ci sono i piccoli e i grandi. E io sono grande e voi no. Vero? Vero? Vero?”
C Me lo sono tenuto dentro tutti questi anni, ma basta,
A Io ho talento. Io ho visione. Io sono benedetta.
B Nessuno di voi può toccarmi.
C Pensate che non avessi visto il vostro odio, la vostra gelosia, in tutti questi anni? Certo che sì.
A E Sally e Ray sono morti perché erano troppo deboli per vivere, e per fare arte.
D Sono la sola qui tra voi forte abbastanza da vivere sul serio e niente che possiate fare mi distruggerà mai. Perché io sarò sempre la più forte.
B Quindi scrivetemi di tanto in tanto e raccontatemi le vostre piccole vite.
A E sapete quando lo ha detto – che sollievo che non fosse più assente dopo tutti questi anni.
B E davvero davvero è stata
C E davvero sul serio credo che sia stata una delle notti più felici della mia vita.
D No, davvero è stata la notte più felice della mia vita. Avere qualcuno che ti dice la verità così… cercare di trovare qualcuno che lo faccia per voi se ci riuscite… provate stanotte… è davvero fantastico.
B E ora. Gli anni sono trascorsi. E guarda le mie braccia: niente segni delle ferite – niente. Pulita. E questi quattro denti qui, nuovi. Una bellezza.
D E alla fine ho incontrato qualcuno che mi piaceva abbastanza e ho avuto due bambini: uno di due e l’altro di quattro – e mi vogliono bene il che mi fa sentire meglio. Perché quando ci mettiamo tutti a giocare nella piscina gonfiabile le cose sembrano abbastanza okay. E i bambini hanno i loro piccoli cellulari per sicurezza e vogliono fare foto di mamma che sta nella piscina. E questo è bello.
C E mi piace pensare che ci sia un rehab o un centro AIDS o un altro posto dove una volta saremo di nuovo insieme. Da qualche parte ci incontreremo e saremo di nuovo la vecchia gang. Sono proprio una romantica. Sono una vecchia sciocca romantica, ma intanto gli anni passano.
A E allora. Candele accese. La torta nel forno. Canta la canzone. Siamo tutti qui. Siamo qui, insieme. E il sogno è un sogno, e oh, la vita è lunga.

FINE