Piombo

PIOMBO
Entomologia di un attentato.

1 - PIANI

Lei innaffia con le lacrime il fiore nella vagina.
Poi prende a strappare i petali uno a uno.

LEI
Piano A, m’ama, piano B, non m’ama, piano A, m’ama, piano… pianissimo… shhhhhh….
Ci vuole molta cura. Dare acqua. Ventilare.
Difendere dagli attacchi nemici.
Procedere con la classificazione.
Tenere a bada i parassiti: la classe peggiore.
Se non sei come loro, le bestie ti entrano dentro. Ti scavano.
Si prendono tutto quello che hai.
Ti imbrattano dei loro scarti: sostanze appiccicose che generano funghi, muffe e altri incubi.
I parassiti sono la classe da eliminare.
Procedere con la numerazione.
Tanti. Troppi per pensare di farli fuori tutti.
Una strategia d’azione è necessaria: colpirne uno per spaventarne milioni.
Come quando bruci una formica… e tutte le altre cambiano strada.

Riprende a strappare i petali del fiore.

Piano A, m’ama, piano B, non m’ama, piano A, m’ama, piano… shhhh… in queste cose ci vuole pazienza.
E’ tanto che aspettiamo che venga domani.
Piano Americano sul nostro bersaglio.
Il parassita più grasso, con la bocca più larga.
Primo piano.
Il parassita avanza circondato da una scorta volante e armata.
Gusci antiproiettile, antenne tese.
Meglio farlo dove e quando tutti possano vedere.
Camera fissa. Piano reale: terrore e guerriglia.
Prima che uccidere sembri troppo brutto anche a me. Prima che l’amore si perda.

Buongiorno, caro.

2 - INCOLLATI.

Lui si sveglia, come da un incubo, e scopre il pubblico per la prima volta.

Lui - Siamo circondati.
Lei – Lo so.

Lui - Andiamo via.
Lei - Non si può.

Lui cerca di scendere dal letto. Non riesce.

Lui – Perché non si può?
Lei – Siamo incollati al letto.
Lui - E’ un complotto?
Lei – E’ un confronto.
Lui - Dovevi svegliarmi subito. Che cosa vogliono? Cosa gli hai detto?
Lei – Niente.
Lui – Hai detto qualcosa di me? Cos’hai detto di me?
Lei – Niente.
Lui – Potrebbero esserci delle cimici… Ci hai pensato?
Lei – Ci sono bestie dappertutto.
Lui – Io non ti conosco, non ti ho mai visto prima…
Lei – Come no…
Lui – Dobbiamo andarcene da qui… questi ci denunciano… io devo alzarmi… fare delle cose… così non riesco a pensare. Dove sono i vestiti?
Lei - Requisiti.
Lui - E le armi?
Lei - Ce le daranno al momento opportuno.

Lui cerca nuovamente di scendere dal letto, non ci riesce.

Lui – Ma perché non si riesce a andare via?
Lei –Dimmelo tu. Hai sempre una spiegazione logica per tutto.
Lui - Sono loro. E’ con gli occhi che ci tengono incollati qui. Ci guardano.
Lei – Hai sempre idee così interessanti.
Lui – Digli di provare a guardare da un’altra parte. Io provo a andare via, se funziona torno a prenderti.
Lei – E dove mi porti?
Lui – Da un’altra parte.
Lei – A me piace qui, da questa parte.
Lui – Andiamo via di qui.
Lei - Tu da che parte stai?
Lui – Non è un confronto… allora. E’ una specie di processo.
Lei - Inesorabile. Di invischiamento. Di appesantimento. Fa parte dell’addestramento. Ci dobbiamo abituare. Da domani avremo gli occhi del mondo puntati addosso.
Lui - Copriti… si vede tutto. … E copriti!
Lei - Copriti tu. Anzi, nasconditi, che è la cosa che sai fare meglio.
Lui – Vieni sotto anche tu. Non mi va che ti vedano così.
Lei – Sei geloso?
Lui – Hai guardato le previsioni per domani?
Lei – Ho fatto le foto, studiato le mappe, preso le misure di sotto e di sopra. E’ previsto sole.

Lui – Troppo facile giudicare… così, nudi in un letto sembriamo tutti dei criminali. Degli assassini. Ma non siamo così. Glielo hai detto questo? Diglielo.
Lei – Perché non glielo dici tu? Fai un bel comunicato, dai. Dì qualcosa di significativo. Ti ascoltiamo.
Lui – Oh, vaffanculo!
Lei – Non è un granchè come comunicato.
Una volta parlavi meglio. Avevi tante idee per cambiare il mondo. Hai qualche idea?
Lui - Non è un letto, questo. E’ un muro.
Ci siamo sfracellati qui sopra chissà da quanto tempo. Abbiamo le ossa rotta. Per quello non ci riusciamo ad alzare da qui.
Lei - (sbadiglia) Interessante.
Io cerco di dormire. E’ il tuo turno di stare sveglio.

3 - L’INCUBO e IL PIANO ORIZZONTALE

LUI – Ho fatto un sogno. Era domani e tu non c’eri. Sparavo alla testa del parassita e il proiettile lo colpiva dritto in fronte. La testa si spaccava come un guscio e dentro c’era un’altra testa, io sparavo ancora e dentro c’era un’altra testa e così via per non so quanti spari… mi facevano male le mani, eravamo tutti e due immersi nei pezzi delle sue teste e lui sembrava dispiaciuto, mi diceva “perché invece non parliamo un po’? ” E allora facevo per parlare, ma avevo perso le parole. Le aveva in bocca lui e me le sparava addosso, con la mia voce. Le mie parole nelle sue bocche, parole vuote, senza testa… Guarda, ancora mi tremano le mani… non posso sparare più nemmeno un colpo.
LEI - Non puoi o non vuoi?
LUI - Non ci riesco. Guarda le mie mani.
LEI - Siamo arrivati fin qui… Vuoi tirarti indietro adesso?
LUI – Mi dispiace non ce la faccio, pensavo di farcela ma no. Non posso uccidere un uomo.
LEI – Non è un uomo.
LUI – Comunque lo chiami io non mi dimentico che è un uomo.
Lei – E’ un parassita.
LUI – Poi penso che è un uomo.
LEI – Tu pensi troppo. E’ sempre stato questo il tuo problema.
LUI – Ascolta, ho un piano alternativo per domani.
È un piano reclinabile. Un comodo piano orizzontale.
Lui indica lo spazio con la mano, come un regista di cinema.
Immagina che la camera parta da là, viene verso di noi… piano medio su noi due nel letto che parliamo di pace, è un bed-in. Come un sit-in ma nel letto. (Io e te come John Lennon e Yoko Ono)
LEI – Per favore…
LUI - Ce ne resteremo qui. Distesi. Se stiamo fermi nessuno potrà mai accusarci di appartenere a un mondo tanto imperfetto. Se stiamo fermi nessuno ci accuserà di aver contribuito a aumentare il tasso di idiozia… di ingiustizia.
Ci sfiliamo da tutto questo. Prendiamo una nuova posizione. Il nostro può essere un piano morbido, a due piazze. Renderà più sopportabile questa desolazione. Lasciamo stare. vuoi? Non facciamo male a nessuno, vuoi?
Lei – Così fai male a me. Vuoi farmi male? Non eri tu che volevi fare delle cose insieme?
Lui – Si, ma…
Lei - Più insieme di così.
Lui – Non questo. Non più.
Lei –Vuoi che ti sostituiscano? Che mandino un altro qui con me al posto tuo?
Lui – Se ne mandano un altro ci scopi?
Lei – Certo.
Lui – Anche se è un mostro? Un vecchio?
Lei – Se ha le mani ferme, perché no.

4 - LE PARTI (DEL LETTO)

LEI - Aiutami a rifare il letto. Questo lo puoi fare? Tira il lenzuolo dalla tua parte.
Ancora di più… Adesso fai l’angolo…Controlla che non ci siano pieghe… Batti il cuscino…Così. Battilo.
Lei batte sul cuscino.
Per ren-der-lo più uni-for-me. Più mor-bi-do. Batti più forte. Più forte! Ti faccio paura quando faccio così?
Guarda il cuscino. Ti ricorda qualcuno? È uguale a te… Molle. Tutto dalla parte della testa. E molle.

LEI - Cosa ti è successo? Perché ti sei rammollito così?
LUI - Andrà a finire male, lo so. E non sarà servito a niente. I parassiti, le bestie come loro si rigenerano all’infinito.
LEI – Hai paura?
LUI - Ho un vero e proprio terrore.
Lei – Non si è mai visto un terrorista che si terrorizza da solo.
LUI - Perché no?
LEI - Perché no.
LUI - Sei sempre così sicura di tutto. Vorrei che condividessimo qualche dubbio, magari per convincerci insieme.
LEI – Scopami piuttosto.
LUI - Mi piacerebbe… ma adesso non ci riesco. Scusa.
LEI – Oltre alle mani adesso ti trema anche l’uccello?

LEI – Finchè non avrai deciso da che parte stare qui sopra ci sono delle regole da rispettare: non si dorme, non si rotola, non si tirano calci, si sta ognuno dal lato suo e non si tentano invasioni di campo. Se ti avvicini per fare le coccole ti ricaccio di là. Se mi rubi il lenzuolo e mi scopri, te ne vai, dove non mi interessa. Non mi cercare a tentoni. Ti puoi avvicinare solo se ti torna la voglia di scopare e/o di sparare. Ci siamo capiti?
Lui – Pensavo che… forse se giriamo il materasso, possiamo ancora fare dei bambini… Mi piacerebbe avere una casa per noi. Un giardino, una stanza per gli ospiti… un tostapane… fare colazioni abbondanti… abbiamo il dovere civile di nutrirci bene, di essere felici.
LEI – Sei tu che mi rendi infelice.
Farò da sola.
Si masturba.
Finchè la loro violenza si chiama giustizia, la nostra azione sarà violenta.
LUI – Suoni talmente retorica…
LEI - Sono parole tue.
LUI – Se suono così retorico, uccidi anche me.
LEI – Capacissima.

5 - IL GUSCIO

LUI - Da piccolo torturavo le lumache perché mi annoiavo. Ma ero piccolo. E finchè c’era da tagliuzzare la parte molle, quella sono capaci tutti a martoriarla, no? E lì mi prendevo le mie soddisfazioni… Bucherellavo le lumache con una forbice, raccoglievo il liquido che usciva e lo usavo per incollare le figurine sull’album dei calciatori.
Facevo queste cose ma non ho mai schiacciato un guscio.
Torturare la morbidezza è una cosa, spaccare un guscio è un’altra.
Uccidere un uomo… Non so perché a pensare di uccidere un uomo… mi viene in mente il rumore che avrebbe fatto il guscio. Della lumaca. Spiaccicato. Sotto la mia scarpa.
LEI – Che delusione che sei. Per me. Per tutti. Non avere nemmeno il coraggio di schiacciare uno stupido guscio.
LUI – Adesso posso venire un po’ dalla tua parte?
Lei – Cosa vuoi fare?
Lui – Tenerti un po’stretta. Mi farebbe passare la paura.
LEI – Vuoi tenermi stretta e basta?
LUI – Sì.
LEI – Allora rimani dove sei.

6 - CAMBIARE

Lui – Tu credi davvero di poter cambiare le cose?
Lei - So di potere. Annusa.
Lui - (la annusa) Non sai di potere. Sai di buono.
Lei – Insieme possiamo cambiare le cose.
Lui - Forse domani è troppo presto. Aspettiamo che si cambino da sole. Niente resta com’è.
Lei - Tu vuoi aspettare?! Aspettare un cambiamento è folle. Come aspettare che l’acqua bolle.
LUI - Che l’acqua bolla. Congiuntivo.
LEI – Me ne frego. Meglio l’acqua bolle... suona meglio. E’ una specie di gioco… come le bolle di sapone.
LUI - Ecco, e mentre giochi con le bolle, ti sei distratta, e l’acqua sta bollendo. L’acqua c’è riuscita. Ha cambiato Stato. Se l’acqua riesce a cambiare Stato possiamo farlo anche noi! Basta distrarci e bolliremo. Ci alzeremo da qui, e ce ne andremo in un altro Stato. Come sarebbe vivere all’estero?
LEI - Cosa fai dalla mia parte?
LUI – Sono cambiato.
LEI - Ti ho detto di non venire dalla mia parte finchè non è anche la tua.
LUI - Torno da un breve viaggio all’estero. Sono cambiato. Guarda non mi tremano più le mani.
Voglio scusarmi con te di essere stato… vigliacco, lunatico, razzista. Borghese in parte, un po’ cattolico, ho seguito qualche moda. D’ora in avanti non cambio più idea. Lo vedi quanto sono cambiato? Potrei anche sparare se lo volessi…
LEI – E allora spara.
Lui – No.
Lei – Spara!
LUI – Non voglio.

7 - COSE IMPOSSIBILI DA RIMEDIARE

LEI – Signori e signore della corte, non si tratta omicidio, ma di legittima difesa.
La vittima per una sua grave deformazione professionale deliberava senza giudizio. E prendeva decisioni sbagliate per la vita di tutti noi. Chiunque, lo capite, si difenderebbe da una vita del genere. Lo capite?
Lui - Non so se si capisce… Dovrebbe essere una guerra e invece… si sentiranno solo i nostri colpi. Che guerra è?
LEI – La nostra.
Lui – Non la vuole nessuno questa guerra. Nessuno ce l’ha chiesta. E i primi a cadere saremo noi.
LEI – Siamo già sdraiati. Non ci faremo tanto male.

LEI - Ma almeno si rendono conto, questi, dei sacrifici che facciamo?
Potevamo avere una vita e invece siamo qui.
Finiti anche noi, prima ancora di cominciare.
LUI – Ma se ancora non abbiamo fatto niente!
LEI - Non è l’omicidio, non è quello - la cosa veramente irrimediabile è questo vuoto… tocca qui, (lei gli guida una mano sul suo petto) ti do io il permesso di toccarmi, lo senti? ( lui la tocca, poi lei gli toglie la mano) E’ terrificante, lo dico da me, mi si è formato a poco a poco. Lentamente mi mangia tutta, come se mi fossero entrati dentro loro. Divento come loro. E me lo merito, mi merito di stare in questo letto sporco con te. Mi sta bene così. Ci sono cose impossibili da rimediare.

8 - SOSPENSIONE_LA PIANTA_UNA VITA NORMALE

Sospensione. Nel letto sembra essersi allentata la tensione. I due sono più rilassati. Come due amanti sospesi nel tempo, a perdere tempo e dirsi cose di piccola e enorme importanza senza darci tanto peso. Il tono generale è più leggero.

LUI - Mi sono tornate le parole… le parole giuste. Esistono parole capaci di cambiare le cose, di trasformarle. Posso trasformare anche te. E’ come una formula magica.
LEI - In cosa mi trasformi?
LUI - In una pianta.
LEI –Sono almeno una pianta carnivora?
LUI - No. Sei una piantina tenera. Produci ossigeno. Nella vita non fai altro e lo fai bene. Ti concentri meglio che puoi sul tuo processo di fotosintesi. Fai ossigeno per tutti e non fai distinzioni.
LEI - Perché non le faccio?
LUI - Perché è nella tua natura. L’ossigeno non fa distinzioni.
LEI - Cazzate.
LUI – Lo stai facendo anche adesso, senti? Respiri. Stai facendo del bene. E’ il tuo lavoro.
LEI - Tutto qua la magia? Invece che fotocopiare mi tocca fotosintetizzare. E’ una vita da schifo comunque, a fare le cose per gli altri. Che differenza c’è? E poi ci saranno i soliti parassiti.
LUI - E infatti… mentre la piantina se ne sta lì a fare il suo lavoro arriva una colonia di insetti cattivi. Prima le svolazzano un po’ intorno, poi si posano su di lei… migliaia di zampine che la solleticano tutta…
LEI – Che schifo.
LUI - Così… come tanti pizzicotti per tutto il gambo…

Lui la pizzica su tutto il corpo.

Lei - Dai! Mi fai il solletico.
Lui - Gli insetti cominciano a succhiarla, a corroderla, a mangiucchiarsela tutta. Le entrano in bocca, le impediscono di respirare.

Lui sale su di lei e lei preme il cuscino sulla faccia. Lei si libera dalla presa.

Lei – Mi soffochi! Psicopatico! Dovevi trovare le parole, solo le parole. Ma cosa ti ha preso?!
E poi ti ho detto di non venire dalla mia parte, almeno finchè non è anche la tua parte.
Lui – Scusa.

TERRORISMI DA CAMERA

Lui si sporge dal letto e finge di afferrare qualcosa dal pavimento che tiene chiuso con le mani a conca.

LUI – Guarda qua, cos’ho trovato.
LEI - Cos’è?
LUI – Chissà se ce ne sono degli altri…
LEI – Cos’è?!
LUI - Uno scarafaggio.
LEI - Non è vero!
LUI - Apri la bocca. Dai apri la bocca…
LEI – Smettila!
LUI - Aamm… dai, in un boccone…
LEI - Che schifo.
LUI - Apri la bocca ho detto o te la apro io.
LEI - Vaffanculo.
LUI - Tu dici troppe parolacce.
LEI - Fottiti.
LUI - Stai ferma. Tanto non puoi andare da nessuna parte.
Lui le afferra la mascella e gliela tiene aperta.
LEI – ngh…ontanooodame!
LUI - Tieni aperta questa bocca…
Lei si libera dalla presa.
LEI - Non ci credo che hai un insetto in mano.
LUI - Adesso vedi.
Lui le serra nuovamente la mascella.
LEI - Mmm nghh nooooo!
LUI - Te lo ficco a forza…
Lui le mette qualcosa di immaginario in bocca poi gliela tiene chiusa.
LUI - Mandalo giù, dai da brava, mandalo giù...
Lei tossisce, singhiozza.
LUI - Guarda come sei ancora tutta tesa…
LEI - Se mi tocchi ancora ti ammazzo.
LUI - Hai avuto paura?
LEI - Non lo fare mai più! Mai più! Gli insetti no!
LUI - Ma non c’era. Lo sapevi che non c’era.
LEI - Stronzo bastardo. E’ così che volevi trasformarmi? Con la tortura?
LUI - Tortura… esagerata! Eri molto bella quando eri tutta tesa.
LEI - Sei patetico. Un torturatore patetico e psicopatico che per farselo venire duro ha bisogno di…

Lui non la lascia finire, prende un cuscino e lo tiene premuto sulla faccia di lei.

LUI - E adesso?! Sono ancora patetico? Mi hai stancato… tu e questa cazzo di violenza…e basta! E’ così che ti piace? Solo così? Come sto andando? Ti faccio paura?! Lo vedi cosa cazzo mi costringi a fare, stronza di una pazza che sei…

I due lottano, lui continua a tenere premuto il cuscino sulla faccia di lei. Lei ricade sul letto esanime. Lui cerca di smuoverla.

LUI – Ei? Ei!
Niente.
(al pubblico) E’ stata legittima difesa… l’avete visto tutti. Bisogna difendersi da persone del genere. Persone violente, pericolose per la società.
(a lei) Lo pensavi anche tu che bisognava fare così per cambiare le cose. Sei contenta? Il nostro primo cambiamento sei stata tu.
Adesso che sei morta, sarà la posizione… sarà che sei bella, sembra che hai tutte le ragioni del mondo.
Buonanotte, amore.

Lui la copre con il lenzuolo.

LUI – Stai lì buona, morta.
Che come ti muovi, sbagli. Non solo tu, eh, anch’io.
Io è tutta la vita che lo penso: come mi muovo sbaglio.
Per quello ho sempre cercato le parole giuste. Le sto ancora cercando ancora. Parole che producano effetti reali. Fammi pensare a cosa dire… sì ecco, qualcosa come: siamo come santi. Sì, questo potrei dirlo al processo. Signori, un essere umano, per essere umano, deve avere per forza, nascosto da qualche parte, almeno un francobollo di santità, uno spazietto dell’essere in cui è affidabile al cento per cento.
Il mio è questo: il letto. Sono un terrorista da camera.

Di tutte le cose che conosco di me, ho sempre trovato più interessante la parte di me che non fa.
Quando non faccio niente, ho quell’aria contemplativa, che si vede che penso.
Sdraiato, accasciato, mollemente adagiato, al massimo seduto. Rifletto.
Fiaccato da tutte le brillanti idee che mi vengono per cambiare il mondo.
Ma lei non lo capiva. Che per esempio io quando dormo, non dormo,
io scelgo di mancare uno per uno a tutti gli appuntamenti della vita.
E’ una cospirazione anche questa, ma lei non lo capiva.
Restiamocene tutti a letto. Se nessuno di noi lasciasse il letto, saremmo troppi da far alzare. Una massa di corpi stesi e dissidenti.
Sono tutto potenza io ma lei non ha mai capito la mia forza.
Il potere delle cose che non si muovono.
La potenza delle larve.

Lei si alza. E’ furiosa. Lo aggredisce alle spalle.

LEI – Zitto! Stai zitto!
Tutte queste parole che dici…ma non te ne accorgi? Non servono a niente.
L’unico effetto che hanno è quello di ammosciare i cazzi.
Il tuo per primo. Vedi qualche altro effetto?
Come fai a tenere in mano una pistola se non riesci a tenere ritto un cazzo?
ma questo sarebbe già chiedere molto,
non riesci nemmeno a stare in piedi,
non riesci a tenere dritto un dito e puntarlo contro qualcuno,
almeno ci riesci a tenere dritto lo sguardo davanti a te?!
Le guardi le cose? Come sono le cose? Le vedi? Ti piacciono come sono? Rispondi.
Lui fa di no con la testa.
LEI – Ti piace che nulla dipenda da te? Ti piace non contare un cazzo di niente?
Guardami adesso. Come sono? Mi riconosci? Ti faccio paura?
Lui fa di sì con la testa.
LEI – E pensare che mi sono sempre intenerita per niente… le gabbiette degli uccellini… la consistenza dello yogurt… la luce del sole la mattina, mi faceva struggere quella.
Ti faccio ancora paura? Loro mi hanno fatto diventare così.
E tu. Non eri così, sai. Non eri così…
Ma non ce l’ho con te. Perché sono loro che ti hanno ridotto così.
Ci hanno lasciati qui insieme per cercare di separarci. E c’erano quasi riusciti.
Più il tempo passa più siamo deboli, distanti… e il domani non viene mai.
Tu ti ricordi ancora come si fa?
Ti ricordi ancora come si odia?

Lei gli monta sopra.

LEI – Ti aiuto io.
Adesso fai una cosa giusta. (scopami)
Che serva a arrivare a domani. (scopami)
Sai come fare… ci stiamo muovendo… e non si torna più indietro.
Scopano.
LEI – Vogliamo essere guardati mentre lo facciamo.
Il movimento è l’unica cosa che esiste. Muoviti… più veloce.
Vieni, vieni dalla mia parte. Vieni.

Scopano.
Raggiungono insieme l’orgasmo.
Poi si stendono uno di fianco all’altro, sulla schiena.
Lei si accende una sigaretta.

LEI – Di tutte le specie al mondo, noi siamo gli insetti che vivono una notte sola.
Quand’è mattina già ne abbiamo avuto abbastanza.
Ci nascondiamo nei buchi, ci accoppiamo negli angoli, restiamo immobili per sembrare morti.
Aspettiamo l’alba di domani, per far scendere a prendere un po’ d’aria la nostra cupa volontà di giustizia.

PIOMBO_Il finale
di Luca Scarlini

Dieci anni dopo, circa
I due a letto, lui ha in mano le parole incrociate di un giornale.

Lui Te lo ricordi il periodo dei parassiti?
Lei Quando litigavamo sempre e io ero polemica, amore?
Lui Quando dicevi che mi volevi uccidere, perché ti avevo tradito.
Lei Non me, la rivoluzione.
Lui Te e la rivoluzione.
Lei Tanto tempo fa.
Lei Tanto tempo fa.
Lei Meno male che il ragazzo della tintoria è venuto presto.
Lui Ogni anno è sempre più difficile avere uniformi perfette.
Lei Anche noi nudi non siamo più gli stessi.
Lui Tu sei sempre bella. La rosa ti sta ancora benissimo.
Lei Tu invece hai la pancia morbida. Ora che ci penso, sembra quella di un parassita, di uno scarafaggio? (ridacchia)
Lui Dai, faccio palestra due volte la settimana, vado in bici all’ora di punta, non mi pare il caso.
Lei Com’era la definizione?
Lui Molti imperatori romani ne sono morti.
Lei Comincia?
Lui Non comincia, ma la terza è O.
Lei Morbo?
Lui No, troppo generico mi sa.
Lei Incrocia?
Lui, No, non incrocia, la prima è una lettera cieca. L’aggettivo!
Lei Eh?
Lui Non ti ho letto l’aggettivo: ne sono morti avvelenati.
Lei La storia l’ho studiata poco.
Lui Senti, hai portato anche le pistole dall’armaiolo?
Lei Ingrassate come oche per il foie gras, luccicanti come gioielli.
Lui Hai fatto rivedere anche la sicura, che era sempre difficile?
Lei Sì, tutto a posto, dai, com’è l’ultima?
Lui Ce l’ho, un’altra O è quella finale, l’incrocio è con SADISMO. Come lo mettono? Attitudine ad infliggere dolore agli altri, che trae il nome dal marchese De Sade.
Lei Cazzo, il passamontagna.
Lui Cazzo, il passamontagna (si alza di corsa dal letto, guarda freneticamente sotto il letto, poi si ricorda) Tranquilla, arrivati dalla tintoria, con le uniformi. Poco da fare, è inutile che mettiamo i sacchetti di petali di rosa dell’erborista, dopo un anno quando li prendiamo i passamontagna sanno di muffa.
Lei (prende le parole incrociate) Il suo numero nella tabella degli elementi è 82, anche questo finisce per o.
Lui Cloro?
Lei Al clero, te lo ricordi lo dicevamo in piazza: clo-ro al cle-ro, clo-ro al cle-ro, scandivamo gli slogan a tempo, era come fare l’amore.
Lui Si sentiva che avevi cantato tanto in chiesa.
Lei Davvero?
Lui Sì.
Lei Non me lo avevi mai detto.
Lui Comunque non è cloro.
Lei Cosa mi hai detto la prima volta alla manifestazione? “La lotta armata è una strada senza ritorno”
Lui Ti volevo sedurre, ti volevo con me.
Lei Mi piaceva quella frase, mi piacevi tu.
Lui Tutto pronto, allora?.
Lei Ora me lo chiedi? Che era il momento “come eravamo”? Come sei poco romantico.
Lui Sì, però anche le cose pratiche…
Lei Hanno il loro peso, lo so, lo ripeti sempre.
Lui Gli alchimisti ci scrivevano i libri. La quinta è una B.
Lei Dai, bisogna che ci alziamo.
Lui Facciamo almeno questa.
Lei La rivoluzione è lo spirito della giovinezza.
Lui Mi trovi davvero così fuori forma?
Lei No, ma quando ti carezzo, non riesco sempre a far coincidere le immagini, tra quello che le dita sentono e la mia immagine di te nella memoria.
Lui Ci rinuncio.
Pausa e cambio di ritmo e di luce
Lei Il momento.
Lui Ora.
Lei Uno, due, tre.
Lui Rapidi.
Lei Tutto secondo i piani.
Lui L’azione è necessaria.
Lei Già, la lotta armata è una strada senza ritorno. Giusto?
Lui Proprio così.
Lei Come tutti gli anni la celebrazione ci fa tornare giovani per un’ora.
Lui Al crepuscolo ci prepariamo.
Lei Ci mettiamo le uniformi.
Lui Indossiamo i passamontagna.
Lei Il mio mi va stretto.
Lui Quello è il mio, passamelo.
Lei Abbiamo un orologio luminoso che marca il tempo.
Lui Dopo cinque minuti diciamo gli slogan.
Lei Dopo quindici ci facciamo coraggio.
Lui Dopo venti abbiamo il primo dubbio.
Lei A venticinque sparo un colpo in aria.
Lui Scarichi la tensione.
Lei Scarico la tensione.
Lui A trenta cominciamo a dire.
Lei Ma il parassita ci ha fatto qualcosa a noi?
Lui A noi personalmente?
Lei No, nemmeno lo conosciamo, ma che c’entra? Le rivoluzioni non si fanno mica per vendetta.
Lui A quaranta minuti, ti guardo e ho voglia di far l’amore.
Lei Non è il caso.
Lui Abbiamo preso un impegno.
Lei Gli impegni sono impegni.
Lui Nella mezza luce della sera mi piace proprio il tuo profilo.
Lei Dai, smettila.
Lui Cinquanta minuti, non ne ho più voglia.
Lei Di me o di uccidere il parassita?
Lui Tutti e due.
Lei Il dubbio ci corrode.
Lui Ce la faremo?
Lei La rivoluzione non si fa in un giorno.
Lui Sono triste.
Lei Un’altra celebrazione.
Lui Un anno di più.
Lei Hai i capelli grigi.
Lui Ti piacciono?
Lei Sexy.
Lui Ho capito.
Lei Cosa?
Lui La definizione.
Lei Dai, allora?
Lui Pensaci, lo sai.
Lei Animale, vegetale, minerale?
Lui Minerale.
Lei Perché lo so?
Lui Perché ne parlavamo sempre.
Lei Un metallo?
Lui Sì.
Lei Era la nostra parola d’ordine?
Lui Ora ti do un bacio.
Lei Dopo, allora?
Lui Velenoso, nocivo nella benzina, corrosivo, metallo grigio della nostra giovinezza, aspirazione di purezza che passa per la rabbia, sogno violento di una generazione.
Lui Mi ami?
Lei Ti amo.
Insieme (all’unisono) Piombo.

Luce cala, lentamente, sulle ultime battute, fino a buio completo.